Piccoli obiettivi per grandi traguardi

Primo appuntamento in collaborazione con la Dr.ssa Angela Chiericati Psicologa dello Sport & Psicoterapeuta oggi parleremo dell’aspetto mentale e l’importanza nello sport. 

Dr.ssa quanto è importante il fattore mentale e il fissare degli obiettivi nella preparazione sportiva?

Prefiggersi delle mete non è un concetto nuovo per gli atleti, ma a volte capita che essi non sappiano come fissare degli obiettivi, come vengono chiamati in psicologia dello sport, “ben formati”, vale a dire mete che sono state strutturate e pensate in maniera efficace ed organizzata: se le mete non sono “ben formate” ci potremmo trovare di fronte ad obiettivi vaghi, discordanti, non stimolanti, indirizzati male, oppure troppo ambiziosi e quindi irraggiungibili.

La psicologia dello sport o mental coaching sottolinea i vantaggi di un’adeguata formulazione degli obiettivi da raggiungere, lasciando al preparatore e all’atleta o allo studente il compito di decidere quali mete perseguire per ottenere un miglioramento delle prestazioni. Il Goal Setting o formazione degli obiettivi è uno dei punti chiave della preparazione mentale in ambito sportivo, anche se prefiggersi delle mete fa naturalmente parte di molti altri ambiti extra-sportivi come la scuola o il lavoro.

Comprendere bene che cosa si vuole ottenere, in quanto tempo e con quale strategia accresce notevolmente le possibilità di avere successo e permette alla persona di avere un quadro ben preciso di quello che potrebbe essere anche solo un suo desiderio ma che deve diventare un progetto con determinate caratteristiche: allora il desiderio si trasforma in realtà.

E’ importante fare chiarezza sulle nostre scelte e sul processo decisionale (decision making) che le accompagna: a volte c’è la spinta motivazionale giusta per lavorare su un obiettivo, ma viene a mancare il metodo, o si sbagliano i tempi: a volte ci si illude di raggiungere quello che desideriamo troppo presto e vanifichiamo tutti gli sforzi e le energie impiegate, infilandoci in una spirale di sfiducia. Vedremo come tutto questo può essere evitato con il Goal Setting.

Incentrare la propria attenzione su un obiettivo consente di impegnarsi in maniera specifica per acquisire le competenze necessarie per il suo raggiungimento, aumentando così il proprio senso di autoefficacia e la propria autostima. Obiettivi difficili ma raggiungibili inducono a produrre maggiore sforzo, e la loro specificità indirizza in maniera adeguata questo sforzo.

In questo modo si instaura una relazione ciclica fra processi cognitivi e motivazionali: gli obiettivi diretti su un compito preciso tendono ad aumentare la motivazione, che stimola la creazione di strategie cognitive per cercare di raggiungere la meta; le soluzioni trovate a loro volta sostengono l’impegno e la costanza.

All’aumentare della difficoltà del compito le strategie vengono identificate dopo una certa riflessione, attivando la creatività e il meccanismo di ricerca di informazioni utili; i processi cognitivi diventano meno automatici e più “costosi” dal punto di vista energetico.

La scelta degli obiettivi è in funzione di molti fattori:

  • L’importanza del compito;
  • Il pensiero delle conseguenze positive o negative;
  • L’interessamento di altre persone (compagni, staff, allenatore, famiglia, amici);
  • Le esperienze vissute in prima persona;
  • Le aspettative di successo;
  • La capacità di tenere sotto controllo la situazione;
  • L’auto-efficacia (self-efficacy) e la fiducia in sè L’abilità nell’affrontare e risolvere i problemi;
  • La fiducia nelle proprie capacità.

Prefiggersi degli obiettivi porta a:

  • Perfezionare le prestazioni;
  • Migliorare la qualità dell’esecuzione;
  • Chiarire le prospettive;
  • Evitare di annoiarsi con un allenamento più stimolante;
  • Incrementare la motivazione;
  • Accrescere la soddisfazione e la fiducia in se stessi;
  • Guidare l’attenzione e l’azione motoria;
  • Mobilitare le energie;
  • Accrescere la tenacia;
  • Ricercare delle strategie più appropriate.

Per Self-talk si intende quel meccanismo mentale che permette di parlare silenziosamente a noi stessi; possiamo chiamarlo anche “dialogo interno”. I pensieri che fanno capolino spesso in modo automatico sono in grado di influenzare sia positivamente che negativamente la prestazione, pertanto è nostro compito individuare e trasformare i pensieri che inibiscono la performance dell’atleta!

I pensieri negativi sono quei pensieri che potremmo definire disfunzionali o non adatti al perseguimento degli obiettivi; essi abbassano la soglia attentiva dell’atleta, possono provocargli un’alterazione dello stato dell’umore ed indurre un leggero stato di confusione sul da farsi in gara. Per comprendere meglio questo fenomeno cerchiamo di individuare alcuni esempi di pensieri negativi: l’elenco potrebbe essere molto lungo ma qui mi limito a riportare quelli più frequenti:

Tra i pensieri che influenzano negativamente la prestazione vi sono:

  • Sono preoccupato per la presenza di quell’atleta, è fortissimo!
  • Mi farò male come l’altra volta!
  • L’allenatore vuole che io faccia… ma non ci riuscirò!
  • Manca poco tempo alla fine, non riesco a recuperare!
  • Sono deluso dal mio errore, ho buttato via mesi di duro lavoro!

Esaminiamo ora i pensieri positivi: essi sono in grado di calmarci, rassicurarci, farci forza e permetterci di proseguire nonostante la presenza di una situazione difficile.

Quando un pensiero negativo prende il sopravvento, bisogna cercare di sostituirlo con un pensiero positivo che aiuti a risolvere lo stato di cose. Qui di seguito riporto una serie di pensieri positivi da utilizzare durante la gara: anche in questo caso la lista potrebbe essere molto più lunga!

Notate la totale assenza del NON nella formulazione delle frasi.

Tra i pensieri che influenzano positivamente la prestazione vi sono:

  • Sono tranquillo e padrone dei miei movimenti
  • Sono soddisfatto del mio allenamento
  • Capita a tutti di fare un errore, e quindi capita anche a me!
  • Io valgo come atleta sempre e comunque, anche nelle avversità!

Per vincere ci vogliono gambe, cuore e testa: la condizione fisica e le capacità tattiche e motorie dell’atleta sono il fondamento su cui costruire una buona performance, ma se aggiungiamo ad esse il controllo emotivo sulle situazioni ed abilità mentali sviluppate ed allenate, si pongono le condizioni necessarie per ottenere un buon risultato.

Non bisogna mai perdere di vista il concetto di uomo – atleta!

Dr.ssa Angela Chiericati Psicologa dello Sport & Psicoterapeuta www.angelachiericati.it

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