Psicologia dello sport di endurance e gestione della crisi
Gli studi di psicologia dello sport applicati alla pratica dello sport di endurance permettono di conoscere e scoprire delle risorse interne che in situazioni ordinarie sono insospettabili.
È compito della psicologia dello sport lavorare su tenacia, determinazione, resilienza accrescono la forza mentale per andare avanti, per raggiungere un obiettivo prefissato, per superare eventuali crisi lungo il duro percorso. Essere resilienti implica il percepire al tempo stesso il dolore e il coraggio affrontando le difficoltà grazie alle proprie risorse personali e relazionali.
Il non fermarsi davanti a imprevisti, il non mollare, il “piegarsi ma non spezzarsi”, l’essere resilienti permette di rialzarsi più forti e determinati di prima permette di ricominciare con più entusiasmo di prima, con più coraggio, con più esperienza, con più sicurezza.
L’essenza della vita è sperimentare le proprie capacità personali misurarsi con l’impossibile, l’incerto, sfide continue, un viaggio interiore alla ricerca di se stessi, conoscere se stessi, rialzarsi quando si casca, ci si infortuna.
E’ importante essere consapevoli nel “qui e ora” di quello che si fa, momento per momento, facendo ogni cosa con la massima attenzione e concentrazione, non lasciando niente al caso, curando i minimi particolari, senza distrazioni.
Si scopre di possedere capacità insospettabili, e questo serve da insegnamento anche nella vita oltre che dallo sport, si impara a superare qualsiasi ostacolo. Per ogni problema c’è almeno una soluzione, è possibile trovare tale soluzione che ti porterà al traguardo finale a superare gli imprevisti le sofferenze che comunque diventano passeggere.
Tutto quello che si apprende nelle gare e negli allenamenti di endurance poi viene trasferito nella quotidianità, si diventa più forti, insomma si cambia in meglio, una sorta di autoterapia.
Gli atleti sperimentano sicurezza nel riuscire a portare a termine tali competizioni estenuanti, sentono di valere, di avere forza mentale, di saper prendere decisione, di sentirsi leader, aumenta autoefficacia nell’ambito sportivo, si sentono riconosciuti dagli altri, si scopre di possedere capacità insospettate.
Si riconoscono i limiti mentali, e quindi la possibilità di andare avanti superando i blocchi mentali, e percorsi non solo lungo strade e sentieri ma anche dentro se stessi, una ricerca interiore attraverso la lunga corsa, le lunghe distanze.
Gli atleti sperimentano di saper soffrire, di riuscire, di superare momenti difficili.
Gli studi di psicologia dello sport applicati all’endurance ci insegnano a superare qualsiasi ostacolo, per ogni problema c’è almeno una soluzione.
Di fronte a sconfitte traggono insegnamenti.
Con la forte passione e giusta motivazione si può avere la capacità di gestire momento per momento eventuali imprevisti o crisi ed andare avanti nello sport e nella vita. La passione è un motore potente lo spiega Simona Morbelli: “La motivazione credo sia la componente principale. Fare qualcosa che ti piace e farlo con degli obiettivi porta ognuno di noi a migliorarsi e non mollare. Forza, determinazione, costanza, resilienza, nel momento stesso in cui sei realmente motivato il tuo corpo aiutato dalla tua mente ti può portare ovunque.”
L’ultracorsa diventa l’attività che ti permette di andare avanti anche nella vita, più vai avanti nelle distanze e nelle difficoltà delle ultracorse e più sei in grado di andare avanti nelle difficoltà della vita quotidiana, lavorative, famigliari.
Come è possibile utilizzare al meglio la psicologia dello sport? Da esperienze di sport di endurance è importante portare a casa sempre con sé bei momenti che ti fanno sperimentare benessere, immagini da avere sempre impressi nella memoria, utili per ricordare, per riviverli. Di seguito una testimonianza di William Da Roit dopo la partecipazione alla 4K Alpine Endurance Trail, gara di 350 km e 25.000 mt di dislivello, ecco cosa risponde alla domanda I momenti più belli e più brutti delle giornate? “I momenti più belli per me è sono stati senz’altro vedere il sorgere del sole, in alta quota con quei panorami mozzafiato è stato qualcosa di magnifico. Momenti più brutti e difficili sempre verso mezzanotte l’una, crisi di sonno e fatica si facevano sentire.”
Per approfondimenti sulla psicologia dello sport e il mondo degli ultrarunner è possibile consultare il libro “Ultramaratoneti e gare estreme“, Prospettiva Editrice. Collana: Sport & Benessere, 2016.
Articolo tratto da EnduMagazine